Non è la prima volta che gli Operatori del nostro Settore si trovano ad analizzare un mercato immobiliare “incerto” e ad inventare strategie operative che possano consentire di appropriarsi della posta in gioco. In questi ultimi anni chi è abituato a combattere, ad inventare, a competere, ha messo in campo ogni risorsa, raschiando il proprio barile.
Ciò vuol dire che la propria competenza e la qualità del proprio servizio, più che bastanti in normale situazione di mercato, si sono rivelate insufficienti a garantire un livello accettabile del flusso operativo e, pertanto, si è ricorso come sempre agli antichi insegnamenti, interpretando al meglio il proverbio più antico del mondo: “l’unione fa la forza”.
Ed ecco che le sinergie hanno costituito più che mai la linea guida tracciata per sopravvivere, il filo di Arianna per uscire, senza troppe ammaccature, dal ciclone.
Dall’associazionismo al network, dalla joint venture al portale mls, la parola d’ordine è stata “interscambio”. La collaborazione fidelizzata ha consentito di porre rimedio alternativamente alle transitorie carenze di offerta e di richiesta, dimostrando che nell’emergenza è vietato essere stupidi, stupidi come quando, cavalcando felici momenti di mercato, l’avida cura del proprio orticello inficia tale, sempre valida, strategia di lavoro.
Ma non basta. Chi stupido non è ed al giro dei pollici preferisce l’attività fisica e cerebrale, sa perfettamente che ogni sforzo va indirizzato al medesimo obiettivo: essere individuabile, essere riconoscibile e pertanto prescelto con più facilità dall’utenza.
La semplicità e, ancor meglio, la velocità con cui l’utente compie il processo mentale che mette in relazione il soggetto, prima con lo specifico settore di riferimento e, subito dopo, con la qualità del servizio reso, fa la differenza.
Mai come negli ultimi anni nel commercio la marca e pertanto il marchio si è affermato come strumento utile allo sviluppo di territori che hanno voluto distinguersi e posizionarsi in maniera precisa rispetto al mercato al fine di valorizzare la propria immagine e garantire un valore aggiunto alle produzioni.
Questo vale in tutti i Settori di interesse e, pertanto, chiunque si occupi di marketing non può trascurare l’importanza del segno distintivo, della marca (brand) e del marchio identificativo.
In tal senso, ritengo utile riportare di seguito i contenuti essenziali di quanto da me riscontrato nell’approfondimento degli elementi costituenti, per l’appunto, il valore del brand.
“La marca (brand) è un nome o un simbolo distintivo (un termine, un logo, un disegno o una combinazione di essi) che serve ad identificare i beni e/o i servizi di un venditore o di un gruppo di venditori e a differenziarli da quelli dei propri concorrenti”.
La marca è essenzialmente un insieme di valori intangibili, un complesso di componenti cognitive (brand knowledge), rappresentato attraverso uno o più segni tangibili (brand element), che ha la capacità di identificare e differenziare.
Le componenti tangibili sono rappresentate dal marchio, ovvero “un segno distintivo tipico dell’azienda che, come tale, deve essere idoneo a consentire al pubblico di distinguere prodotti e servizi di un’impresa da quelli più o meno simili di un altro soggetto”; una marca forte deve avere un marchio che la distingua, facile da ricordare, che risulti accattivante e che possibilmente rimandi alla categoria cui il prodotto appartiene. Il marchio rappresenta la marca anche da un punto di vista giuridico e finanziario, potendo essere registrato, messo in bilancio e trasferito da una azienda ad un’altra.
Le componenti intangibili sono l’insieme di valori, immateriali e non direttamente identificabili come un bene, che risultano essere abbinati al marchio nella mente del consumatore. L’impossibilità di identificare a priori i valori intangibili della marca deriva dal fatto che essa è qualcosa che risiede nella mente dei consumatori: è un’entità percettiva, radicata nella realtà, ma che riflette anche le percezioni dei consumatori e che quindi genera nella mente di questi una serie di emozioni che lo inducono a rispondere o meno al sistema d’offerta.
Per l’azienda immobiliare la “marca” corrisponde sostanzialmente ad un insieme di elementi concreti come la denominazione, il logo, il prodotto, il lavoro, le scelte strategiche, la commercializzazione, la pubblicità, in sintesi “l’identità” della Struttura.
L’identità, quindi, è l’insieme di valori in cui una marca, un marchio si riconosce. Questi servono da guida per tutta l’organizzazione aziendale, per la messa a punto di coerenti strategie gestionali e di marketing, per la comunicazione, la pubblicità, e in generale per ogni tipo di espressione.
Per finire, riportando il discorso strettamente in “casa” nostra, possiamo asserire con certezza che, se è utile muoversi, o meglio, promuoversi professionalmente con il proprio segno distintivo è, a mio avviso, impossibile rinunciare, soprattutto in tempi come questi, al notevole valore aggiunto dall’uso di un marchio “istituzionale”, selettivo ed oggettivamente indicativo della qualità, in quanto non autopromossa ma certificata da entità terze, preposte al controllo ed alla salvaguardia della competenza e della deontologia professionale.
E’, in effetti, nella “consapevolezza” delle due parti in causa il vero valore aggiunto. Quella del fruitore del servizio che sa di rivolgersi a chi è “certificato” da un marchio che lo identifica oggettivamente come professionista “con le carte in regola”, e, soprattutto, la consapevolezza o, ancor meglio, l’”autocoscienza” del medesimo operatore di esser parte di una compagine professionale “riconosciuta” e “riconoscibile” per comprovata qualità tecnica ed etica.
Proprio questo “spirito di appartenenza” ingenera la “pulsione” o meglio la “propulsione” aggiuntiva che, soprattutto in mercati non facili, concede una marcia in più.
L’illustre “vessillo diviene pertanto strumento prezioso di lavoro e, come tale andrà difeso e sventolato a favore dell’utenza e, con spirito di corpo, all’indirizzo dei “marchi” concorrenti.
In sintesi, un brand, in quanto immagine simbolica, racconta una storia più eloquente di quanto sia in grado di essere raccontata dall’osservatore: questa è la vera natura del marchio, saper comunicare più di quanto l’uomo comune sia in grado di trasmettere direttamente, e per questo viene collettivamente adottato, condiviso e diffuso.
Questa è la natura del nostro marchio FIMAA, che dovrebbe corrispondere, per deduzione logica, alla natura di TUTTI gli altri marchi omologhi, in quanto TUTTI sotto un Brand comune che IDENTIFICA i Professionisti di un Settore in cui la trasparenza e la inequivocabilità del ruolo esercitato, renda migliore il servizio prestato ..e la vita di un’utenza già troppo confusa.
Dunque, rimettendo “la chiesa al centro della piazza” (mi piace rivelare i miei miti), voglio provare a riportare il discorso, per un momento che varrà moltissimo, sull’elemento basico, sul peccato originale. Mi pare il riferimento allegorico più indicato questo fine settimana, per noi tutti non immuni a tale peccato. Il peccato originale e le deduzioni
La Giornata internazionale della Donna rappresenta ogni anno un punto di confronto sulla situazione di gender equity a livello internazionale, lavorativo e non. Per questa occasione, abbiamo deciso di intervistare Isabella Villa, Amministratore Delegato di Immobili di Prestigio con 40 anni di esperienza nel settore. Perché il settore Immobiliare e qual è stato il suo
“Nessuno dovrebbe agire nell’interesse altrui senza l’assoluta certezza di benoperare” L’approccio alla vita è un’esperienza determinante per tutta la durata della propria esistenza in terra e, chissà, forse anche oltre. Paese, città, quartiere e indirizzo non fanno differenza; fa la differenza solo il cuore e l’anima di chi ti indica la strada appena stai sulle